Un pò di corsa all’aria aperta può essere una cosa molto
piacevole oltre che ideale per chi vuole mantenersi in forma durante l’estate
oltre ai muri della palestra, complice l’aria che si fa tiepida e la luce fino
a tardi.
Una non dovrebbe sostituire l’altra...e successivamente vi
spiegherò come abbinare le due attività “outdoor” ed “indoor” compatibilmente
con i propri impegni.
Ma oggi voglio porvi l’attenzione su un problema doloroso,
frequente non solo per i podisti e gli sportivi ma anche per le persone comuni
meno attive: la tallonite, la fascite plantare lo sperone calcaneare.
La tallonite provoca un dolore difuso sotto tutto il
tallone, più spesso ai lati che al centro.
Il dolore lo si percepisce già al mattino quando ci si alza
dal letto, ed aumenta ovviamente quando la persona cammina molto o sta molte
ore in piedi; in certi casi ci sono persone costrette a fermarsi per alleviare
il dolore eccessivo.
Spesso sono presenti delle calosità createsi da un appoggio
podalico anomalo e sbilanciato.
E vorrei ricordarvi che un cattivo appoggio del piede è
causa di sovraccarichi del ginocchio, dell’anca, può causare lombalgie e
cervicalgie, ecc.
La fascite plantare è un processo infiammatorio a carico del
legamento arcuato, noto come aponeurosi plantare o fascia
plantare e nel 20% circa dei casi, può essere associato alla spina calcaneare.
Il dolore riguarda indiscriminatamente tutta la pianta del
piede ed è molto fastidioso in quanto a volte si manifesta in modo acuto e
particolarmente intenso al centro del tallone; altre volte il dolore si fa
sentire al centro della pianta del piede e continua fino alle dita; altre volte
ritorna "indietro" e risale fino alla gamba.
La spina è una formazione ossea con la punta orientata verso
le dita ed il dolore percepito è di tipo puntiforme.
Anche in questo caso chi ne soffre riferisce che il momento
peggiore è la mattina quando ci si alza dal letto perchè la fascia plantare si
allunga e “tira sù il tallone”. Ma è
anche molto doloroso alzarsi dopo essere stati seduti per molto tempo oppure la
sera dopo molte ore passate in piedi.
Lo sperone calcaneare è colpevole di svariati dolori
localizzati ai talloni.
Lo “sperone”, così chiamato per la suo posizione che
richiama appunto lo sperone degli stivali da cavallerizzo, è una calcificazione
ossea che si trova esattamente nell’inserzione del tendine di Achille con
l’osso calcaneare ed i numerosi dolori ad esso collegati sono il più delle
volte dovuti a infiammazioni dei tessuti molli localizzati in queste sedi
(borsiti, tendiniti, cisti tendinee visibili).
I fattori di rischio sono:
- Un’andatura non fisiologica durante il cammino o la corsa, che mettono in eccessiva tensione il calcagno, i legamenti del piede ed i nervi vicino al tallone.
- Corsa o attività di salto su superfici dure (sampietrini, asfalto o certi campi di erba sintetica)
- Scarpe inadatte, calzate male o che non hanno un adeguato supporto dell’arco plantare
- Sovrappeso
- Mancanza di pratica nella corsa
- Postura generale non equilibrata
- Piede piatto o cavo, che condizionano pesantemente la mancanza di capacità di ammortizzazione del piede stesso
- Necessità di trascorrere la maggior parte dellla giornata in piedi
- L’avanzare dell’età, che porta ad un progressivo assotigliamento del pannicolo adiposo protettivo del tallone oltre ad una diminuzione della flessibilità della fascia plantare
- Il diabete
La causa di questi disturbi è “multifattoriale”.
È fondamentale la diagnosi, perché non tutti i dolori del
retropiede sono dovuti alla fascia plantare.
Anche una frattura da stress negli sportivi può causare una
sintomatologia simile, come anche un “intrappolamento” del nervo calcaneare,
oppure, in generale, una patologia infiammatoria articolare.
Se necessario per una migliore diagnosi differenziale, si
possono effettuare esami strumentali come l'ecografia e la risonanza magnetica.
Tendenzialmente la terapia di prima scelta è conservativa e
consiste nell'uso di Fans (farmaci anti-infiammatori non steroidei), di talloniere
in silicone, di plantari modellati su misura per consentire un carico corretto
del piede (cavo o pronato) e per scaricare l'inserzione della fascia plantare.
Le onde d'urto nel trattamento di tale patologia oppure
l'opzione chirurgica di allungamento della porzione mediale inserzionale
della fascia plantare sono indicate soltanto per quei pazienti che non hanno
conseguito nessun beneficio dalla terapia conservativa.
Personalmente ritengo che la diagnosi della patologia dovrebbe
essere fatta ed arricchita non solo dai test locali sul piede e dalle
sensazioni del paziente. Bisogna considerare la postura del paziente nel suo
complesso per cercare di dedurre quali siano le cause compensatorie che hanno
portato alla nascita delle varie patologie.
Non sempre quindi basta eliminare, per esempio, gli speroni
calcaneari con bombardamenti ad ultrasuoni oppure con una limatina
chirurgica! Se queste strutture si sono formate, magari esiste una spina
irritativa in grado di riformarle...e non è che modificandola possiamo
eliminare il disturbo alla sua radice.
Il corpo è un sistema complesso fatto di microcircuiti e di
un network ormonale e neurotrasmettitoriale.
L’osso poi si maneggia e rimaneggia in continuo e può
modificarsi in pochissimo tempo.
Spessissimo i disturbi dolorosi si riducono notevolmente
lavorando sull’intero schema motorio.
Il semplice cambiamento dei plantari è in molti casi un
grande aiuto, usando per esempio dei plantari magnetici tipo quelli di Bricot.
È fondamentale eseguire esercizi di stretching della fascia plantare
ed associare a questi della ginnastica propiocettiva del piede; ma il
trattamento manuale non si deve limitare alla sede del dolore, ma anche all’intero
sistema miofasciale e posturale.
Alcune volte è sufficiente una semplice correzione
dell’andatura, magari aggiungendo un piccolo tacco ed una razionale perdita di
peso per ottenere un risultato duraturo
nel tempo ed evitare quindi il trattamento chirurgico.
Personalmente considero anche i meridiani energetici
coinvolti; li testo e lavoro per far scorrere l’energia in modo armonico in
tutto il corpo, rimuovendo non solo il dolore localizzato ma eliminando la
regione di infiammazione e di ingorgo energetico.
E’ di certo un lavoro più complesso...ma senza rischi. Anzi,
l’unico rischio è quello di risolvere qualche altro disturbo acquisendo
maggiore consapevolezza della propria postura e migliorando il tono muscolare
generale.
Una visione a 360° mette sempre il paziente al centro del
suo disturbo e di conseguenza più in relazione con l’intero corpo.
Nei prossimi post vi darò qualche consiglio pratico per
potervi esercitare; ma se non avete pazienza di aspettare, contattatemi!
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