Pensiamo al dolore come a un sintomo, ma ci sono casi in cui il sistema nervoso sviluppa cicli di retroazione e il dolore diventa una malattia terrificante in sé.
Il dolore diventa patologico quando si “auto mantiene”, perdendo il significato iniziale e diventando a sua volta una malattia (sindrome dolorosa) (Mannion & Woolf, The Clinical Journal of Pain, 2000).
È "cronico" il dolore associato a profonde modificazioni della personalità e dello stile di vita del paziente che costituiscono fattori di mantenimento indipendenti dall'azione dei nocicettori.
Partendo dalla storia di una ragazza il cui polso slogato è diventato un incubo, Elliot Krane parla del complesso mistero del dolore cronico e analizza i dati, che stiamo appena cominciando a comprendere, relativi a come esso agisca e a come trattarlo.
http://www.ted.com/talks/elliot_krane_the_mystery_of_chronic_pain?source=facebook&language=it#.T2-oun_o1HI.facebook
(Audio e video sono scaricabili)
Ci sono articoli che confermerebbero una certa efficacia nella spiegazione ai pazienti dei processi neurocognitivi alla base dell'esperienza dolore.
Uno dei piú attivi é il fisioterapista Adriaan Louw che riprende i lavori di Moseley e Butler.
Far conoscere gli aspetti positivi del dolore serve cosí ad evitare paure e "atteggiamenti di fuga e di compensazione" nei movimenti.
Uno studio:
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