Si tratta di un composto tossico per le cellule, il cui accumulo fa comparire la cosiddetta fatica muscolare.
Bisogna sfatare alcuni miti sull'acido lattico. Il dolore 24-48 ore dopo l’allenamento non è dato dall'accumulo di lattato, in quanto lo smaltimento può avvenire, con un allenamento “defaticante”, circa 30 minuti dopo oppure, senza allenamento, dopo circa 1-2 ore.
I dolori che si avvertono, nei giorni successivi all'allenamento, sono dovuti alla produzione di sostanze alogene, dovute a lesioni e microlacerazioni tissutali delle fibre, che vanno a stimolare i recettori del dolore, a ischemia muscolare da allenamento, a microtraumi del tessuto di rivestimento delle fibre e di quello tendineo.
Il lattato è prodotto anche in condizioni di riposo: infatti i globuli rossi, per esempio, ne producono in continuazione, per cui è intuibile che, facendo attività fisica, la concentrazione di acido lattico, nel flusso ematico, aumenta sensibilmente ed ancor più in determinate condizioni, in assenza di ossigeno.
Il corpo umano possiede dei sistemi per proteggersi dall'acido lattico e può riconvertirlo in glucosio grazie all'attività metabolica del fegato.
Il cuore è in grado di metabolizzare l’acido lattico a scopo energetico.
Da queste affermazioni, si evince come l'acido lattico, seppur tossico, non sia un vero e proprio prodotto di rifiuto.
I più recenti studi evidenziano come, in realtà, solo indirettamente, il lattato è coinvolto nell'aumento di acidità ematica. Il PRINCIPALE responsabile di questo fenomeno è lo ione H+ che, durante l’attività fisica ad elevata intensità, si libera in quantità elevata per aumento dell’idrolisi dell'ATP.
Il CICLO di CORI è il meccanismo della conversione dell’acido lattico in glucosio ed avviene nel fegato, come riportato in figura.
Nel muscolo in attività intensa, la produzione di acido lattico è elevata soprattutto nelle fibre veloci (bianche), che hanno un potere glicolitico anaerobico, superiore a quelle rosse.
Non a caso, gli atleti più brillanti nelle prove anaerobiche lattacide, come i 400-1500 nell'atletica, producono il 20% in più di lattato rispetto ad una persona normale.
Durante il lavoro muscolare intenso, quando il metabolismo aerobico non è più in grado di soddisfare le richieste energetiche, viene attivata un’altra via accessoria per la produzione di ATP, chiamata meccanismo anaerobico lattacido.
Tale fenomeno, pur sopperendo in parte alla carenza di ossigeno, aumenta sensibilmente la quota di lattato prodotta, che a sua volta fa aumentare le capacità di neutralizzazione da parte dell’organismo. Il risultato di questo processo è il brusco aumento di acido lattico, che corrisponde grossomodo alla Frequenza di Soglia anaerobica del soggetto.
La concentrazione di lattato nel sangue è normalmente di 1-2 mmoli\L a riposo, ma, durante lo sforzo fisico intenso, può raggiungere e superare le 20 mmoli\L. La soglia anaerobica, misurata tramite la concentrazione ematica di acido lattico, viene fatta coincidere con il valore di frequenza cardiaca, per cui, nel CORSO di un esercizio incrementale, si raggiunge una concentrazione di 4 mmoli\L.
L’acido lattico si accumula nei muscoli e nel sangue, quando la velocità di sintesi supera la velocità di smaltimento.
Ecco perché c'è il bisogno, da parte degli atleti, di aumentare la tolleranza all'acido lattico attraverso allenamenti .
La loro prestazione è correlata all'efficienza del metabolismo anaerobico lattacido e dei sistemi di smaltimento a livello ematico, muscolare ed epatico.
Lo scopo degli allenamenti, mirati all'incremento di tali caratteristiche, è quello di saturare i muscoli di lattato, in modo che si abituino a lavorare in condizioni di forte acidità.
L’atleta ha a disposizione 2 tecniche di allenamento, per ottenere un miglioramento della prestazione anaerobica lattacida:
- Una basata su sforzo continuo (20-25 minuti), a valori di frequenza cardiaca prossimi alla soglia anaerobica;
- Una con lavori ad intervalli su distanze di 150-400 metri, a ritmo sostenuto con recuperi incompleti fra le ripetute e completi tra le serie.
L’acido lattico rappresenta un forte stimolo per la secrezione di ormoni anabolici come il GH ed il testosterone. Per questo motivo, esercizi con pesi intervallati da pause non troppo lunghe favoriscono il guadagno di massa muscolare.
Oltre al circolo di Cori, esiste un ulteriore sistema per smaltire il lattato. Si tratta del tamponamento ematico mediato dal bicarbonato. Il 65% del lattato viene convertito in anidride carbonica a acqua, il 20% viene convertito in glicogeno, il 10% in proteine ed il 5% in glucosio.
Pertanto, ritornando alla domanda iniziale, dico che l’acido lattico è una risorsa da saper utilizzare con allenamenti specifici, per favorire l’adattamento a situazioni in cui i muscoli lavorano in condizioni di massima saturazione di lattato, per dare risposte brillanti alle successive sollecitazioni.
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