Avevamo imparato a riconoscerlo come un nemico della nostra salute, una pericolosa minaccia per il cuore e il sistema circolatorio. Il colesterolo si porta dietro da decenni una fama di “cattivo” che raramente è stata messa in discussione. Eppure potrebbe trattarsi di una reputazione sbagliata.
Secondo un esperto ritenere che il colesterolo alto sia un potenziale fattore di rischio per le malattie cardiache e la possibile morte correlata è soltanto un mito da sfatare...
Siamo abituati da ormai molto tempo a considerare il colesterolo come un nemico da combattere. Tuttavia, potrebbe anche essere che le cose stiano diversamente.
I dati, pubblicati sulla rivista Lancet, dimostrano che il consumo di grassi non è associato a gravi patologie cardiovascolari. E tutte le categorie hanno lo stesso benefico effetto: grassi saturi, insaturi e poli insaturi. L’introito di grasso e il tipo non risultano associati con attacchi di cuore o morti per patologie cardiocircolatorie.
In compenso, spesso la riduzione dei grassi nella dieta corrisponde a un aumento nel consumo dei carboidrati. Sempre secondo la ricerca, popolazioni come quelle dell’Asia meridionale che non consumano molti grassi, ma molti carboidrati, hanno tassi di mortalità più alti.
I dati, pubblicati sulla rivista Lancet, dimostrano che il consumo di grassi non è associato a gravi patologie cardiovascolari. E tutte le categorie hanno lo stesso benefico effetto: grassi saturi, insaturi e poli insaturi. L’introito di grasso e il tipo non risultano associati con attacchi di cuore o morti per patologie cardiocircolatorie.
In compenso, spesso la riduzione dei grassi nella dieta corrisponde a un aumento nel consumo dei carboidrati. Sempre secondo la ricerca, popolazioni come quelle dell’Asia meridionale che non consumano molti grassi, ma molti carboidrati, hanno tassi di mortalità più alti.
Secondo il dottor Jonny Bowden, che ha scritto e pubblicato un libro dal titolo esplicativo “The Great Cholesterol Myth” (Il Grande mito del Colesterolo) ridurre il colesterolo non solo non previene necessariamente le malattie cardiache, ma alti livelli di colesterolo non sono un buon predittore di malattia cardiaca.
Chi soffre di malattie cardiovascolari non è dunque detto abbia problemi di colesterolo, sostiene Bodwen, il quale ricorda a Fox News che il 50% dei pazienti ricoverati negli ospedali Usa per malattie cardiovascolari ha un colesterolo normale e, per contro, la metà delle persone con livelli elevati di colesterolo – che in teoria dovrebbero essere a rischio – hanno invece un cuore normale.
Il "rischio" colesterolo sarebbe sovrastimato a detta di Bodwen e questo elemento non svolgerebbe alcun ruolo nel favorire lo sviluppo delle malattie cardiache. Anzi, secondo l’esperto l’aver accentrato l’attenzione sul colesterolo ha sviato l’attenzione da altri fattori di rischio per la salute di cuore e arterie più reali come l’infiammazione organica, il danno ossidativo, lo stress e l’uso dello zucchero nella dieta.
Anche le differenze tra i due tipi principali di colesterolo: l’HDL e LDL – rispettivamente considerati quello “buono” e quello “cattivo” – secondo Bodwen non sarebbero così significative.
Il problema, semmai, è proprio la somma dei fattori di rischio che può essere dannosa per la salute. Insomma, sul colesterolo se ne sono già dette tante e alla fine non si sa bene più cosa pensare. A scanso di equivoci, seguire una dieta sana e corretta non può che far bene e, se poi il colesterolo davvero non c’entra nulla, meglio ancora: un pensiero in meno.
Gli autori di una ricerca pubblicata sul British Medical Journal (BMJ Open) sostengono addirittura che il colesterolo LDL, quello considerato "cattivo", non è un fattore di rischio di malattie cardiovascolari nelle persone over 60; quindi le terapie a base di statine non servono a nulla.
La squadra di lavoro internazionale ha analizzato i risultati di una serie di studi che hanno coinvolto 68 mila persone. Ebbene, di prove contro l’LDL non ne hanno trovate. Anzi, i ricercatori si sono imbattuti in dati statistici inaspettati: il 92 per cento delle persone sopra i sessant'anni con livelli alti di LDL non sono morte prima di quelle con LDL nella norma.
Lo studio fornisce ragionevoli motivi per rivalutare le linee guida che raccomandano i farmaci per ridurre l’LDL nelle persone anziane.
Vi ricordo la storia di Emma Morano, la donna che, fino al 17 aprile dello scorso anno, deteneva il record di longevità con i suoi 117 anni, e mangiava 3 uova al giorno. Eppure la maggior parte di noi pensa che le uova vadano assunte con moderazione, perché contengono molto colesterolo e molti grassi e dunque possono creare problemi al cuore oltre a far ingrassare.
Una nuova ricerca, condotta dall'Università di Sydney, nella Sydney Medical School, dipana ogni dubbio: mangiare fino a 12 uova a settimana (ovvero quasi due al giorno) non fa aumentare di peso e neppure alza i rischi di incorrere in patologie cardiovascolari.
Gli autori di una ricerca pubblicata sul British Medical Journal (BMJ Open) sostengono addirittura che il colesterolo LDL, quello considerato "cattivo", non è un fattore di rischio di malattie cardiovascolari nelle persone over 60; quindi le terapie a base di statine non servono a nulla.
La squadra di lavoro internazionale ha analizzato i risultati di una serie di studi che hanno coinvolto 68 mila persone. Ebbene, di prove contro l’LDL non ne hanno trovate. Anzi, i ricercatori si sono imbattuti in dati statistici inaspettati: il 92 per cento delle persone sopra i sessant'anni con livelli alti di LDL non sono morte prima di quelle con LDL nella norma.
Lo studio fornisce ragionevoli motivi per rivalutare le linee guida che raccomandano i farmaci per ridurre l’LDL nelle persone anziane.
Vi ricordo la storia di Emma Morano, la donna che, fino al 17 aprile dello scorso anno, deteneva il record di longevità con i suoi 117 anni, e mangiava 3 uova al giorno. Eppure la maggior parte di noi pensa che le uova vadano assunte con moderazione, perché contengono molto colesterolo e molti grassi e dunque possono creare problemi al cuore oltre a far ingrassare.
Una nuova ricerca, condotta dall'Università di Sydney, nella Sydney Medical School, dipana ogni dubbio: mangiare fino a 12 uova a settimana (ovvero quasi due al giorno) non fa aumentare di peso e neppure alza i rischi di incorrere in patologie cardiovascolari.
In generale, ricordatevi che...
- Nel nostro corpo abbiamo circa 100 grammi di colesterolo, di cui il 20/25% si trova nel cervello: la maggior concentrazione si trova nelle sinapsi che sono la connessione tra le cellule nervose e nella mielina, la guaina che riveste le cellule e le fibre nervose. La presenza di sinapsigesundheit-cholesterin-butter funzionanti è il presupposto di una mente attiva e di una memoria conservata. Una ricerca su oltre 135 mila persone in 5 continenti, appartenenti a diverse classi di reddito e seguiti per sette anni, ha dimostrato che un moderato apporto di grassi, frutta e verdura, evitando i carboidrati, è associato a un più basso rischio di morte. I benefici di frutta e verdura, e la necessità di non eccedere con i carboidrati, sono cose già note. Ma i ricercatori del Population Health Research Institute (PHRI) di Hamilton, Canada hanno scoperto che chi aggiunge grassi pari a circa il 35 per cento dell’energia assunta, tende a vivere più a lungo rispetto a chi li evita del tutto. In Italia , le attuali linee guida dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione ne consigliano una quantità pari al 20-25% delle calorie complessive. In una dieta da 2.100 calorie dunque, corrispondono a 46-78 grammi. In base allo studio potremmo arrivare invece a più di 100 grammi.
- Lo sviluppo del cervello e degli occhi del feto e del neonato dipende da adeguate quantità di colesterolo. Il latte materno contiene il doppio di colesterolo rispetto al latte di vacca. Bassi valori di colesterolo sono associati a un maggior rischio di morte, soprattutto per tumore, costituendo addirittura un “marker di fragilità” per gli anziani.
- Il colesterolo è la materia prima per la sintesi degli ormoni sessuali (testosterone, progesterone, estrogeni), del cortisolo, dell'aldosterone e della vitamina D. Pensate all'infertilità quasi epidemica dei giovani di oggi; guardate la loro alimentazione: pochi grassi e un enorme consumo di zuccheri raffinati!
- Uno degli organi più impegnati nella sintesi del colesterolo è il fegato, regolatore dei livelli di colesterolo nel sangue. Una buona parte del colesterolo ivi prodotto è immesso nella bile. La bile è il liquido contenuto nella cistifellea, liberato nell'intestino per digerire i grassi ed assorbire le vitamine liposolubili Vitamina A, D, E e K. Il 95% della bile viene riassorbita nell'intestino, perché il nostro corpo non spreca il colesterolo in essa contenuto: infatti produrre il colesterolo è un processo lungo e laborioso che richiede alle cellule dalle 36 alle 42 reazioni biochimiche.
- Il colesterolo è determinante per il buon funzionamento del nostro sistema immunitario, proteggendoci da malattie infettive, come ad esempio l’influenza e tubercolosi garantendoci una ripresa più veloce, qualora dovessimo contrarre un’infezione.
Il suggerimento di non avere paura dei grassi nella dieta viene confermato anche da un’altra ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Metabolism e condotta da un gruppo della UC Davis School of Veterinary Medicine, secondo la quale una dieta ricca di grasso, anche detta dieta chetogenica, non solo influisce positivamente sulla longevità, ma migliora la memoria e regala forza.
Uno degli autori di questo studio, il nutrizionista Jon Ramsey, ha affermato che i topi soggetti all'esperimento, alimentati con più grassi e meno carboidrati, hanno visto aumentare del 13% la lunghezza della vita media rispetto ai topi ai quali sono stati dati cibi con valori nutrizionali invertiti . Negli uomini questo si traduce in 7-10 anni in più. "Anni in cui si gode di ottima salute”, ha concluso il dott.Ramsey.
La dieta chetogenica si basa sul principio che quando l’introito di carboidrati è basso, il corpo smette di usare il glucosio come fonte principale di energia e brucia i grassi producendo chetoni per avere lo stesso effetto.
Gli effetti riscontrati sui topi, ma paragonabili agli umani, dimostrano che porta inoltre a maggiore forza e coordinamento muscolare, previene le infiammazioni legate all'aumento di età e ha un'influenza anche sui tumori.
Per quanto riguarda la frutta e la verdura, è stato visto che il minore rischio di morte è associato a un consumo crudo, rispetto a chi consuma i vegetali cotti.
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